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Storia e luoghi di interesse
Dalle Origini al Cinquecento
L’antico “Podonium” lasciò testimonianze in un’iscrizione di epoca romana. In età medievale il centro appare citato a partire del 1020. Era già Parrocchia nel 1348 ma la separazione del battistero da Cozzano, centro a cui fu sempre legato, avvenne il 10 febbraio 1551.
Nel centro abitato l’età medievale ha lasciato testimonianze m alcune costruzioni di cui si riconoscono tracce e nella cinta ellittica, con portale, che si incontra salendo verso la frazione Prerro.
Come Pella e San Maurizio d’Opaglio rimase sotto il controllo dei vescovi fino al 1767.
L’Età Barocca: il Seicento e il Settecento
In questi secoli il borgo definì le sue caratteristiche urbanistiche ed economiche che si basavano prevalentemente sulla fertilità del territorio coltivato a grano e ricco di castagni. Read more
Episodio locale da sottolineare fu la nascita in Pogno del pittore Giovanni Battista Giulini detto il “Romano” che fu allievo di Carlo Merati. Il Giulini fu artista di una certa notorietà che lavorò a Milano, Venezia, Torino e Vercelli luogo dove morì nel 1682.
Sul piano della beneficenza si segnala l’atto generoso del benefattore Righi che, con testa- mento datato 20 agosto 1703, lasciò sostanze per fornire la dote ad una fanciulla povera.
L’Ottocento e il Novecento
La storia della beneficenza è documentata anche in questo centro dove Vincenzo Piralla lasciò dei beni per l’istruzione ai fanciulli della Parrocchia, come compare nel suo testamento del 1 gennaio 1830.
Nel corso di questi secoli, poi, anche questo Comune si modificò in senso moderno, dotandosi di tutte quelle strutture indispensabili per lo svolgimento di una normale vita civile, fino ad arrivare alla situazione urbanistica ed economica attuale, ampiamente analizzata nella relativa scheda.
Negli anni ottanta del novecento sono documentate nel Comune 118 aziende manifatturiere che occupano 685 unità lavorative per la produzione di rubinetterie, lavorazione dei metalli e confezioni.
Diffusi sono ancora i prati e i boschi che conferiscono al territorio comunale una particolare atmosfera.
I primi murales realizzati a Pogno sono stati “scelti” dal Comune in collaborazione con “Muri d’Autore Servizi”, incaricata di coordinare la realizzazione dell’iniziativa: tutto ciò non toglie, tuttavia, che gli abitanti di Pogno stessa non possano proporre i muri delle loro case per le prossime edizioni.
Il periodo di realizzazione dei primi murales si è svolto dal 20 al 26 giugno 2005.
Per sei giorni, Pogno si è arricchito della presenza di artisti del calibro di
Sandro Bardelli con l’opera “Bagnanti al fiume”, acrilico su muro;
Dietrich Bickler con l’opera “Clotilde nel bagno di schiuma”, acrilico su muro;
Salvo Caramagno con l’opera “Alla fontana”, acrilico su muro;
Mario Carattoli con l’opera “La nascita di Venere”, acrilico su muro;
Carmen Crisafulli con l’opera “La sognatrice”, acrilico su muro;
Franco Mora con l’opera “come Pogno può entrare in un sogno”, acrilico su muro;
Dario Pareschi con l’opera “L’acqua è fonte di vita”, acrilico su muro;
Ruggero Marrani con l’opera “Acquario”, ceramica policroma.
In regione Lagoni, appena fuori l’abitato di Pogno, sulla strada per Prerro, nel 1761 fu edificato, per volere e a spese del concittadino don Carlo Paolo Ojetti, un oratorio che fu dedicato alla Regina dei Martiri e a San Giuseppe di lei sposo. Questo oratorio, chiamato anche della Madonna Santissima Addolorata, fu definito un piccolo gioiello di architettura barocca da don Angelo Stoppa, per oltre mezzo secolo curatore dell’Archivio Diocesano e cultore dell’arte sacra novarese, che nel 1975 lo scoprì in una visita a Pogno e l’impressione immediata e profonda che ne ricavò fu di ammirazione per la delicata grazia delle linee architettoniche interne e per la sorprendente finezza delle minuscole dimensioni tanto da confessare che, pur nella diuturna assuefazione ad edifici del genere nella nostra ampia diocesi, ricca di belle chiese, raramente prima d’allora si era sentito tanto intimamente affascinato da un edificio sacro… come scrisse in una breve relazione che volle dedicargli. Read more
Egli nacque a Roma agli inizi del XVIII secolo, tra il 1701 e il 1702, dai coniugi pognesi Carlo e Laura Maria Rizzara, ivi emigrati come altri parenti e concittadini.
Nel 1703, però, la famiglia era di nuovo a Pogno. Il giovane Carlo ritornò nella città eterna dove compì gli studi e si avviò alla carriera ecclesiastica. Il 24 marzo del 1731 ricevette l’ordine sacerdotale e probabilmente tornò in patria dove fu nominato cappellano della Cappellania di Santa Caterina. In un primo tempo risiedeva all’Alpe Crosa, in seguito, forse anche per l’avanzare dell’età, si trasferì nei locali di abitazione che fece costruire accanto all’oratorio da lui voluto.
Fu filantropo illuminato, soprattutto verso i suoi concittadini. Istituì l’Opera Pia a favore dei poveri infermi miserabili del luogo allo scopo di sollevarli con elemosina e di provvederli di medico e chirurgo. Si trattava di un notevole intervento in materia socio-sanitaria in tempi in cui non esistevano altre forme assistenziali organizzate. Si preoccupò inoltre che fosse provveduto all’istruzione delle ragazze del paese, vero pioniere nella lunga storia dell’emancipazione femminile.
Prima di morire lasciò con testamento dell’ 11 maggio 1778, il suo ingente patrimonio alla Comunità di Pogno con l’unico impegno di far celebrare una messa cantata all’anno nel giorno della Domenica terza di settembre. Per la manutenzione dell’Oratorio ha lasciato pertiche tre campo annesse al medesimo, un prato nel territorio di Pogno detto al molino di pertiche due circa, ed una vigna coltiva nel territorio di Gargallo. La cavata di questi/ondi rileverà la somma di tire 33 piemontesi.
Dopo una esistenza definita santa dall’arciprete Bussi, parroco di Pogno suo contemporaneo, morì il 19 novembre 1778 e fu sepolto sotto il pavimento dell’oratorio. Gli fu dedicata la via che dal Castello porta alla Regina dei Martiri.
L’oratorio fu ultimato prima del mese d’agosto del 1761. Il Rev. Ojetti inoltrò al Vescovo Mons. Balbis Bertone, che stava per venire in visita pastorale a Pogno, una lettera in cui espone aver/atto inalzare un piccol edificio in forma d’oratorio nel luogo di Pogno, quale intende dedicarlo alla Regina dei Martiri et a San Giuseppe di lei sposo, con assegnarli per dote, et manutenzione un orto cinto di muri della quantità di pertiche duve e mezza circha, già stato esposto alle pubbliche grida, et libero da ogni aggravio coherente al detto oratorio. Supplica pertanto umilmente […] degniarsi d’approvarlo per pubblico oratorio, con clausola però, che sit de jure patronatus laicali, sine prejudicio iurium parochialium.
Il Vescovo il 15 agosto di quello stesso anno, essendo a Pogno in visita pastorale, si recò all’oratorio e con atto del giorno successivo delegò il vicario foraneo a benedirlo.
Così fu descritto nell’occasione dal cancelliere vescovile can. Michele Giulino:
L’oratorio costruito di nuovo non ‘e ancora benedetto. Dalla parte occidentale è unito alla casa del Rev.do prete Carlo Paolo Ojetti: fu edificato a sue spese e da lui stesso si intende la manutenzione. È a volta, intonacato, dipinto, pavimentato ed ornato con fregi di gesso; angusto ma bello e decoroso. Ha una sola porta in facciata ed un’altra a settentrione, mancano le vaschette di marmo per l’acqua santa. Davanti all’altare non e è balaustra a causa dell’angustia di spazio, ma si intende collocarvi due inginocchiatoi a delimitare il presbiterio. L’altare è a ridosso della parete: l’ancona è formata da un quadro decoroso dipinto su tela che raffigura la Circoncisione di N.S. Gesù Cristo, ornata di cornice a muro dipinto. Il gradino superiore unico e la mensa dell’altare sono di muratura, ma è troppo angusta e senza pietra sacra.
Antico Oratorio della Parrocchia di Pogno, fu per centonovantacinque anni, dal 1° febbraio 1791 al 30 giugno 1986, Chiesa Parrocchiale della Parrocchia di Prerro.
Il Santo titolare è San Bernardo arcidiacono d’Aosta.
La chiesa sorge all’ingresso del paese sulla strada comune che intermedia tra l’Oratorio e certe cassine de particolari… sull’attuale via Giovanni Battista Arrigo.
E costruita con una certa ricercatezza architettonica. Ha pianta a croce greca, costituita da un quadrato centrale con quattro bracci di uguali dimensioni che sono occupati rispettivamente: a oriente dal presbiterio con l’altar maggiore, a mezzogiorno dalla Cappella della Beata Vergine del S.Rosario, a occidente dall’ingresso con il portale e la cantoria e a settentrione dalla Cappella di San Gregorio. Read more
Risale probabilmente al XVI secolo, viene citata già negli inventar! del 1617 e, nelle forme attuali, in quelli del 1677.
Nei primi anni del 1700 la chiesa fu ampliata: fu ricavato il coro e la nicchia per l’urna di San Bonifacio.
Divenuta sede parrocchiale, nel maggio 1792 ci furono interventi straordinari per l’adeguamento alla nuova condizione. Si sarà ricavato il battistero, ampliata la sacrestia, realizzate le balaustre e un nuovo altar maggiore.
Successivamente subì altri interventi nell’agosto del 1855.
Nel 1876 fu rifatta la pavimentazione. Nell’autunno 1993 si è provveduto al risamento conservativo dei tetti a piode.
Lo spazio esterno, come testimonia la colonna di serizzo sul lato sinistro, fu adibito a cimitero dal 27 marzo 1791. Pochi anni dopo, il 26 febbraio 1816, fu benedetto il nuovo camposanto [l’attuale] che fu poi ampliato il 7 febbraio 1877 e recentemente negli anni ’80.
All’esterno, murata sulla parete sinistra nel 1926, una lapide in marmo bianco, ricorda i caduti prerresi del 1° conflitto mondiale e, in fondo al sagrato, un piccolo monumento dedicato ai partigiani caduti testimonia il sangue versato sul territorio di Prerro nella Guerra di Liberazione.
Dal lato destro, tra la facciata e la cappella rivolta a mezzogiorno, già dal 1677 vi è un campaniletto che reca una campana di rubbi 4, dal 1845 le campane erano tre.
Nella parte inferiore del campanile è murata una lapide che ricorda che nel 1806 morì Francesco Neri di Carlo, di Prerro, che fu canonico della Collegiata di San Gaudenzio di Novara.
Nel 1913, in occasione delle Feste Costantiniane, celebrazione dei 16 secoli trascorsi dal 313, anno in cui l’imperatore Costantino con l’Editto di Milano, concesse ai Cristiani libertà di culto e la restituzione dei beni confiscati, si è provveduto al restauro del campanile e alla costruzione di un nuovo castello delle campane.
Oggi il campanile, che non supera in altezza la cupola, termina con una lanterna esagonale con croce e banderuola e reca un concerto campanario di 5 campane di cui due antiche e tre rispettivamente di Kg 280, 200, 150 realizzate nel 1913 dalla prestigiosa ditta Mazzola di Valduggia. Negli ultimi anni ottanta, il concerto campanario è stato elettrificato ed il campanile è stato dotato di orologio.
La facciata è rivolta verso sera, è preceduta da un portico sorretto da quattro colonne di serizzo e originariamente coperto a coppi. Qui erano soliti riunirsi gli uomini di Prerro per discutere e assumere le decisioni che riguardavano la Comunità.
La porta principale è contornata di granito, ai lati sono murati due medaglioni bronzei recanti le effigi della B.Vergine e del Cristo coronato di spine.
All’interno a mano diritta nell’entrare vi è il catino dell’acqua benedetta sostenuto da una colonnetta di sasso. Sopra la bussola della porta principale vi è, dalla metà del 1700, la cantoria con l’organo. Lo strumento attuale fu inaugurato nel 1917, è opera della ditta Scolari di Bolzano Novarese.
In fondo a sinistra, in un’edicola circolare ricavata all’esterno, vi è il fonte battesimale ricoperto, nel 1913, da una struttura in noce lavorato. Sempre dalla parte del Vangelo vi è la cappella con l’altare dedicato a San Gregorio Magno. Presso questo altare, già realizzato a metà del XVII secolo, vi era eretta dal 3 gennaio 1672 la Compagnia della Morte, potente organizzazione del popolo di Prerro che rivendicò tenacemente le proprie prerogative e determinò con secolare diatriba la smembrazione della Parrocchia di Fogno e la costituzione della Parrocchia di Prerro.
Questa Chiesa venne eretta in parrocchia alli 3 dicembre 1328 come risulta da una pergamena, conservata nell’archivio della Chiesa Collegiata di Cozzano, che comincia In nomine Domini… e termina … parum corosa, ed è di collazione della Curia Vescovile di Novara.
Il Santo titolare è San Pietro Apostolo.
La dedicazione veniva celebrata, con l’intervento dei Canonici di Gozzano, il 29 ottobre di ogni anno.
La chiesa sorge in un luogo elevato, poco distante dal primitivo agglomerato urbano di Pogno.
E raggiungibile, da settentrione, per l’antica via alla Chiesa e, da occidente, per la Strada della Cremosina.
Da questa parte, è preceduta da un recinto, che fino al 1953 era caratterizzato da un secolare viale di platani, che dal portale, accanto a cui spiccano le statue di San Pietro e di San Paolo, portava alla scalinata di accesso alla porta maggiore. Read more
Circa duecento anni fa, la scalinata di granito era suddivisa in due parti, larghe 4 braccia, con due rampe di 17 scalini per parte.
Al centro c’era un parapetto di ferro abilmente lavorato recante li geroglifici del triregno e chiavi di San Pietro titolare.
La facciata a capanna della chiesa, è preceduta dal protiro con tre arcate sostenute da otto colonne binate di granito.
La porta maggiore, reca sull’architrave in granito la data del 1611.
Sulla destra, un cartiglio ricorda la Bolla Papale che comincia Exponi nobis di Clemente XII del 16 gennaio 1731 e che concede un privilegio di indulgenza per la Via Crucis.
Sulle pareti della casa parrocchiale che cingono a destra il protiro, il concittadino sacerdote dottor Giovanni Angelo De Gregori, nei primi anni del 1800, fece raffigurare la Crocefissione e la Deposizione; in alto a sinistra di quest’ultima si può scorgere lo stemma di famiglia del committente.
Nel timpano, nel 1953, il pittore Francesco Mazzucchi ha dipinto la chiamata di San Pietro: il Santo inginocchiato davanti al Cristo e sullo sfondo una barca di pescatori.
A filo con la facciata, a sinistra del portale, c’è il campanile, interamente costruito in pietra grigia.
Nel sagrato intorno alla chiesa, una colonna di granito sormontata da una croce in ferro, sta a testimoniare la sacralità del luogo, un tempo adibito a campo di inumazione. Dopo il funerale, le salme venivano sepolte senza cassa ed avvolte nel sudario. Quando si esumavano, le ossa venivano riposte nell’ossario comune che ancora si può scorgere nella parte absidale della chiesa, sotto lo scurolo di San Prospero. Solo i sacerdoti e qualche notabile avevano il privilegio di avere un sepolcro all’interno della chiesa, di solito per i primi nella navata centrale, per gli altri sotto il pavimento delle navate laterali.
Quando, anche a Pogno, si diede attuazione alle norme fissate dal decreto napoleonico che vietava le inumazioni nell’interno delle chiese e ordinava la realizzazione di appositi cimiteri, il sacerdote pognese dott. Giovanni Angelo De Gregori fece erigere nel 1814 la cappella dedicata alla sepoltura dei preti, ornandola con singolari affreschi: sulla parete di centro: gloria della Croce con Cristo, Padre Eterno, angeli, anime del Purgatorio e l’effige del committente; sulla parete destra: Davide uccide Golia, sulla sinistra: Suicidio di Saul; nelle lunette e nei pennacchi: Resurrezione dei morti, nella volta: Angelo che suona la tromba del Giudizio. Il nuovo cimitero di Pogno fu benedetto il 19 febbraio 1810.
Il sagrato, da cui si gode una stupenda vista, ha tre lati, i laterali e quello absidale, impreziositi dalle edicole delle stazioni della Via Crucis.
Oggi, malgrado sporadici ed incompleti restauri essenzialmente tesi a salvaguardarne la staticità, non rivelano che pochi brani degli affreschi originari. La chiesa attuale costituisce l’ampliamento e la ristrutturazione di altre precedenti.
Un intervento risale agli inizi del XVII secolo, quando la chiesa era strutturata su tre navate con sei colonne, aveva sei finestre con sopra le raminate et vetrate, la facciata era preceduta da una portigaglia con quattro colonne di serbo, la sagrestia era voltata dal lato diritto nell’entrare in Chiesa e c’era un’altra stanza voltata dalla parte sinistra.
Le coperture di tutte le costruzioni erano a piode.